Nonostante le restrizioni dovute alla pandemia, ancora non ci sono molte certezze ma qualcosa si muove nel settore della ristorazione
Nonostante il cattivo tempo e le restrizioni, le prenotazioni nei ristoranti con spazio all’aperto sono arrivate cospicue; poi ci sono state alcune disdette ma la maggior parte ha mantenuto e soddisfatto il desiderio di sedersi a tavola, di assaporare un piacere che non provava da tempo. I piatti richiesti sono di comfort food, piatti semplici, vuoi per confrontare la bravura in cucina che molti hanno applicato in questi mesi nelle loro case, vuoi perché non è ancora il tempo di pensare, di sperimentare. Oppure perché l’aria in faccia, adesso, è il miglior cibo che esista.
O ancora per il fatto che i ristoranti concettuali non sono ancora aperti per il fatto che molti di questi non dispongono di spazi all’aperto. Resta il fatto che la curiosità non va tanto al cibo quanto ad altre cose; nel tavolo accanto al mio la conversazione con il cameriere o con il patron verte su argomenti che parlano di accoglienza, ospitalità, voglia di stare bene. Addirittura un ospite chiede da dove derivi il termine dehor, prendendo in contropiede la persona che sta consegnando il menu. Per curiosità siamo andati a ricercare il termine sullo smartphone scoprendo che il nome arriva dal suo primo inventore, il conte Philippe Dehor (1718-1792), il quale vittima di una canna fumaria nella sala da pranzo della sua casa decise di pranzare seduto all’aria aperta riparato da una tenda che poi divenne il soppalco che oggi conosciamo tutti.
Insomma la varietà di conversazioni è incessante e poche riguardano il cibo, la composizione del piatto; uno dei tanti cambiamenti di cui vedremo il dispiegarsi non appena tutta l’Italia tornerà a rivivere pienamente l’esperienza della ristorazione.
Un dato è certo, fin da questi primi vagiti: la ristorazione ha un futuro! Il piacere di cucinare in casa per gli amici era un palliativo, come lo sarà il delivery. Un fenomeno che durerà ancora, sicuramente, ma che non potrà mai sostituirsi al vero piacere di sedersi al tavolo di un ristorante assaporandone tutte le componenti: le altre persone, l’eleganza, le luci, la musica quando è perfetta, il servizio.
I ristoranti, le trattorie, le pizzerie che sapranno dare la giusta attenzione a questo saranno premiate; e sono i professionisti che hanno resistito in questi mesi, creando nuovi comprensibili menu, facendo lavori di adeguamento al bello, di formazione al personale, che verranno scelti dalla clientela.
Queste sono le poche certezze di cui disponiamo in un mondo che sarà diverso, dove, si spera, assumeranno valore i gesti e le azioni di chi ha capito che prima era troppo. Troppa superficialità, troppo apparire, molto storytelling non supportato dalla verità.
Perché abbiamo scritto menu comprensibili? Perché chi siede al tavolo di un ristorante lo farà avendo un solo obiettivo: star bene! Star bene significa non dover impazzire per capire cosa vuol dire il nome di un piatto, significa poter decidere cosa mangiare senza dover subire la litania descrittiva del piatto che, a volte, è talmente lunga che ciò che c’è nel piatto si smorza, si sgonfia. Raccontare è un’arte e quell’arte deve diventare la cifra stilistica del ristorante, accompagnata dal principale strumento a disposizione: il menu! Che deve essere bello quando lo si potrà ancora tenere in mano, sia esso di carta che digitale dovrà rappresentare e annunciare il piacere della serata. E per farlo deve contenere il maggior numero di informazioni lasciando al cameriere o al patron il compito non di descrivere il piatto con voce monocorde ma di interessarsi all’ospite con la gioia di farlo.
Perché è di questo che si avrà più bisogno per un certo periodo di tempo, di ricucire relazioni! In ogni momento della vita e il ristorante sarà uno dei luoghi prediletti per farlo. Esempi di questo nei primi giorni dalla riapertura? Ce ne sono tanti! Nei ristoranti dove siamo stati si respirava questo bisogno, il rumore di fondo era un cicaleccio continuo di persone che parlavano, senza fine. Improvvisamente abbiamo notato che non esistevano più tavoli di coppie che guardavano nel vuoto per tutto il tempo. E ristoratori con il sorriso di chi è tornato a fare uno dei mestieri più faticosi che esistano ma che rappresenta la loro vita!
Sensazioni certo, nulla di statisticamente rilevante ma con una granitica convinzione: il ristorante non è più qualcosa di superfluo nella quotidianità delle cose.